Home » Blog » Gestione » To BIM or not to BIM

To BIM or not to BIM

Perché il BIM rischia di diventare un’occasione perduta

Parlare oggi di tecnologia BIM è fondamentale, ho deciso di disturbare Shakespeare, che sicuramente si starà rivoltando nella tomba, per esasperare ulteriormente quanto sta accadendo nel settore delle costruzioni.

Il dubbio (amletico) che moltissimi operatori del settore si stanno ponendo è il seguente: devo passare al BIM? O meglio: è il momento di passare al BIM?

Difficile dare una risposta a una domanda che ritengo sbagliata e che di conseguenza non può che condurre inevitabilmente ad una risposta sbagliata.

La domanda giusta da che gli operatori dovrebbero rivolgersi dovrebbe essere: nell’industria delle costruzioni è effettivamente in corso la rivoluzione digitale? La rivoluzione porterà i nostri clienti a richiedere nuovi modi di abitare, meno costosi, più sostenibili e intelligenti?

L’opinione degli analisti, e devo dire anche la mia, è che i bei tempi delle vacche grasse non torneranno più e che quindi necessariamente per cogliere nuove opportunità bisogna intraprendere nuove strade.

L’avvento della tecnologia digitale sta scuotendo profondamente tutti i settori dell’economia globale costringendo gli operatori a ripensare i propri modelli organizzativi e di sviluppo per non essere spazzati via dall’evoluzione dei mercati. Pensiamo a quanto sono già cambiati il settore bancario/assicurativo, i trasporti ecc…

Perché il nostro settore dovrebbe continuare ad esserne immune a questo cambiamento?

Il cambiamento che sta attraversando l’intera filiera dell’industria delle costruzioni non riguarda o meno l’uso di una tecnologia come ad esempio il BIM.

Il BIM, in definitiva, è solo la porta di ingresso necessaria per abilitare nuovi processi digitali.

La differenza è ovviamente profonda poiché l’introduzione del BIM riguarda l’uso di una tecnologia, mentre l’adozione di modelli digitali riguarda l’evoluzione dei processi produttivi orientata ai nuovi bisogni dei clienti.

La scelta di affrontare un cambiamento così rischioso e radicale non può quindi dipendere da una moda o dalla tendenza tecnologica del momento. Dipende principalmente da due fattori: domanda del Mercato; normative di legge e incentivi associati.

A che punto siamo

Il recente report Lemsys su “Tecnologia e progetto” riferito all’anno 2016 conferma che buona parte dei progettisti sta già adottando la tecnologia BIM.

Il 56% degli intervistati afferma di utilizzare un software BIM di modellazione tridimensionale.

L’impressione è che la maggior parte dei progettisti usi lo strumento BIM per modellare o per soddisfare le proprie esigenze di produzione senza sfruttarne appieno il potenziale.

Opera in modalità esclusiva senza valorizzare il potenziale delle informazioni generate a vantaggio delle successive fasi di cantiere o di gestione e manutenzione sprecando di fatto il valore intrinseco offerto dal BIM inteso come Building Information Management.

Il “BIM report” 2015 recentemente prodotto da Anafyo indica che anche nel nostro paese comunque qualcosa inizia a muoversi e che le opere appaltate utilizzando la tecnologia BIM nell’anno 2015 hanno superato il miliardo di Euro.

A livello mondiale si prevede che il mercato software BIM (fonte Allied market research) possa superare gli 11 miliardi di dollari entro il 2022.

Tutto quanto sopra non aiuta a risolvere il dubbio iniziale. Sono un investitore, un progettista, un costruttore o il gestore/manutentore di un edificio mi conviene/sono in grado di porre essere il cambiamento necessario a raggiungere i miei obiettivi di business?

Vediamo in otto punti quali domande è bene porsi prima di iniziare ad intraprendere un nuovo percorso innovativo tenendo comunque presente che in questi casi il fattore umano risulta determinante.

  1. Ho definito in modo chiaro i motivi e gli obiettivi che mi spingono al cambiamento?
  2. Il management è stato coinvolto nel processo decisionale ed è favorevole dell’innovazione?
  3. Sono in grado di svolgere attività di leadership per gestire tutte le fasi del cambiamento?
  4. La mia organizzazione e le persone che la compongono sono disponibili e favorevoli all’innovazione?
  5. Ho analizzato i costi (compreso quelli nascosti) necessari all’investimento e sono in grado di calcolarne il ROI (Return On Investments)?
  6. Sono disponibile ad andare incontro ad eventuali fallimenti o sorprese dell’ultimo minuto?
  7. Ho all’interno della mia organizzazione persone con competenze in grado di eseguire il progetto o è opportuno individuare figure consulenziali esterne?
  8. I miei clienti e fornitori sono in grado di comprendere il valore aggiunto che questo cambiamento è in grado di portare ad entrambi?

Conclusioni

Se ho risposto affermativamente ad almeno la metà delle domande posso iniziare a valutare le condizioni che mi porteranno ad affrontare un cambiamento strutturale della mia organizzazione e che probabilmente porterà i benefici attesi.

Se ho risposto negativamente ad oltre il 50% delle domande forse è meglio ripensare se intraprendere il percorso, rimandarlo o eventualmente valutare se farmi aiutare da terze parti.

Chiedo nuovamente scusa se ho maldestramente utilizzato la memoria di Shakespeare. L’obiettivo era intenzionalmente provocatorio per rimarcare una volta in più che stiamo vivendo una fase che definirei epocale sulla quale vale la pena di soffermarsi e riflettere ed eventualmente agire, restare fermi equivale a indietreggiare.

Le potenzialità offerte dalla digitalizzazione consentono di creare nuove opportunità per tutto il settore delle costruzioni.

Ogni imprenditore ha il dovere di analizzare e comprendere quanto questo cambiamento può incidere positivamente sul proprio business e decidere adesso ORA se e come avvantaggiarsene.